Lo so, lo so, sono passati tantissimi mesi. Mesi - per la precisione sei - in cui ho fatto più lavori, come al solito, e frequentato un master. Questo oltre all’intensità di andare a stare in casa con l’uomo misterioso, una volta lasciata la tredicesima casa della Celestia. È andato tutto bene ed è stato bello, ma ha richiesto tante energie. E il periodo è stato coronato, qualche giorno fa, da un bel trasloco veneziano.
Io e l’uomo misterioso cercavamo casa da un po’, lui da di più perché sapeva di dover lasciare la casa dove stava da tanti anni; io da quando, insieme, avevamo deciso che la prossima sarebbe stata in comune. Almeno sei mesi dunque, per me.
Be’, non vi dirò una assoluta novità, ma cercare casa a Venezia si avvicina a essere una tragedia. Le tragedie vere in realtà sono altre, ma Venezia è una città dove la pressione turistica è altissima, e la maggior parte dei proprietari di casa, se sono singoli privati (figuriamoci nel caso di holding immobiliari), pensano che la cosa migliore sia affittare a turisti. Evidentemente il vantaggio economico e forse fiscale è maggiore, fatto sta che in città quasi non esistono case da affittare a residenti per lunghi periodi. L’uomo misterioso ha girato tutte o quasi le agenzie immobiliari della città, parliamo di svariate decine di posti, e tutti gli hanno risposto che case da affittare a residenti non ce n’erano, nemmeno una.
Le pochissime che abbiamo trovato in questi mesi scomparivano in mezz’ora. Non è un’iperbole. Più volte ci è capitato di visitare una casa, chiamare mezz’ora dopo e scoprire che l’unica altra persona che l’aveva vista prima di noi aveva già fatto una proposta. O di vedere un annuncio, chiamare dopo un paio d’ore da che era stato pubblicato e sentirci dire che le visite erano chiuse perché avevano già ricevuto dozzine di richieste. Senza contare chi ci faceva vedere case al momento occupate da studentesse, che non si capisce bene dove sarebbero dovute andare nel caso noi facessimo una proposta, o chi accettava proposte d’affitto per poi dirci che aveva deciso di non affittare più. Le case rimanenti erano buie, puzzavano di umido, non avevano la cucina e/o il bagno, avevano un’unica stanza (mentre a noi ne servivano tre) e costavano comunque il massimo del nostro budget, se non di più.
In questa situazione ho iniziato a capire perché i veneziani finiscano per odiare i turisti, anche se il problema vero non sono loro ma l’assenza di una normativa comunale che regoli la gestione degli appartamenti e ponga un tetto alle affittanze turistiche in città. C’è in realtà una vera e propria guerra intestina tra veneziani proprietari di casa, che difendono il loro diritto a mettere a reddito turistico le proprie case, e veneziani residenti con attività in città che rischiano ogni giorno di dover emigrare perché è impossibile trovare una casa per residenti.
Alla fine a me e l’uomo misterioso è andata bene: abbiamo letto un annuncio il 16 di agosto, abbiamo visto la casa il 18 di agosto, per primi; abbiamo fatto un’offerta in dieci minuti e la casa è stata nostra. La mia quattordicesima casa, la prima con contratto lungo veneziano, e la prima con contratto co-firmato da me e un’altra persona.
Lasciare la casa precedente è stato un po’ triste - per me, figuriamoci per chi ci ha abitato per otto anni, ovvero sempre l’uomo misterioso e i suoi figli - ma non potevamo comunque più starci perché la casa era in vendita (altra questione che si aggiunge al problema complessivo di cui sopra: non ci sono affitti!!!). Abbiamo spalmato le cose da fare su più settimane, ma poi il fulcro di tutto è stata la settimana scorsa, quando c’è stato il trasporto in barca di scatoloni e alcuni mobili, e il rimontaggio in casa nuova.
Come funziona un trasloco a Venezia è presto detto: si prende tutto quello che si vuole portare e si carica su una barca. Se va bene si ha un canale proprio sotto casa, e un canale accessibile via porta d’acqua o calle, altrimenti si usano i carretti, da grandi a piccoli. E così è stato.
Visto che l’uomo misterioso sa anche trasformarsi in un generale dittatoriale, dopo due giorni che eravamo dentro già tutto era stato montato, spacchettato, riempito, attaccato al muro, pulito, riordinato, efficientato. Qualche volta ho rischiato di ucciderlo, ma in realtà riconosco che il suo modo era quello che ci voleva, perché anche se io mi sarei presa più tempo, ora, in meno di una settimana, abbiamo una casa pienamente abitabile. Ci manca solo l’armadio e quindi abbiamo solo quattro scatoloni ancora da svuotare. Ottimo, no?
Le chiavi della vecchia casa sono state riconsegnate, e io l’ultima volta che l’ho vista ho fatto i miei riti di saluto, scrivendo in ogni stanza un pensiero, e lasciando una monetina in dono. Quella casa è stata la prima che ho sentito davvero casa, perché c’era l’uomo misterioso, ovviamente, ma è stato anche un po’ merito del nido che aveva trovato e costruito. Era a Castello, il mio sestiere preferito (anche la nuova è qui) perché è ancora molto vivo e abitato. E quindi ciao, casa bella, e grazie di tutto.
Solo qualche foto di quella nuova, invece, per scaramanzia e intimità. La gatta nel suo nuovo angolo verde, la mia scrivania, quello che vedo fuori dalla finestra quando lavoro e anche ora mentre scrivo.
A due anni di distanza direi che il mio trasferimento è andato meglio di quanto avrei potuto anche solo immaginare. Spesso la gente che mi conosce ora e mi chiede quasi non crede al fatto che io sia arrivata “così”, senza una buona ragione. A me in realtà la ragione mi pare ottima: sono venuta qui perché volevo conoscere Venezia, volevo vedere com’era viverci, se la sua nomea di luogo magico e bellissimo si sarebbe frantumato dopo poche settimane o mesi.
Ne sono passati quasi venticinque. E no. E intanto ho una casa con il mio uomo misterioso. E da qui si riparte.
Da quando non scrivo Substack mi pare migliorato. Io non faccio più promesse: ho in programma una puntata sulla Biennale di quest’anno e poi una serie dedicata a ogni sestiere, per come lo vedo io. Arriveranno, prima o poi, a sorpresa, come questa ventitreesima puntata. Come al solito, se volete scrivermi, fatelo pure. Abbracci.
Bentornata Elena! Mi mancavano le tue foto e peregrinazioni veneziane…
Auguri di una bella vita!
La cosa davvero importante che non deve mancare in un trasloco a Venezi è Nicolò con la sua barca. Quando lo incontri per Venezia offrigli una birra, Perché è un amico, una persona spiritosa colta e intelligente e perché anche se non c'è un perché, prima o poi ci sarà. Ed è la persona magic che ti svolta un trasloco in una festa.